Supplenze… inclusive!

16/03/2019 di Clara Ardone

A tutti noi insegnanti capita di sostituire un collega assente ed entrare in una classe non tua, dove non trovi certo la disponibilità degli alunni ad “ascoltarti”, impegnati come sono a gioire per la mancanza del proprio insegnante! E se poi ti tocca l’ingrato compito di entrare in quella classe all’ultima ora, e se proprio quella è una classe fortemente indisciplinata, o se proprio in quella sono presenti alunni turbolenti e tanto scatenati da essere negativamente conosciuti da tutti gli operatori della scuola ..… allora sì che ti trovi ad un bivio: lancio urla alla Pavarotti o mi vesto da Rambo e li imbavaglio tutti?
Io mi sono trovata a quel bivio … ma essendo consapevole che urla e minacce non servono a nulla e non bisogna lasciar trascorrere l’ora in maniera improduttiva, decido di proporre alla classe qualcosa di interessante e, nel contempo, divertente.
Un gioco? Noo! Dopo l’entusiasmo iniziale, nascerebbero inevitabilmente liti tra i partecipanti per bluff ed equivoci sulle regole del gioco, ripristinando la situazione – caos per la quale simulerei Pavarotti!

Compiti di realtà in video

La visione di un film? Ma sì,certo! Questa proposta verrebbe accolta con grande allegria…. ma la scelta del film non sarà esente da accese discussioni dovute a divergenze sui generi e quando, finalmente, scelta sarà compiuta e si troverebbe un film che accontenti tutti, ecco che, tempo 15 min circa, l’attenzione resterebbe ai pochi e soliti ‘eletti’ della classe, mentre i restanti, rafforzati dai compagni più problematici, creerebbero nuovamente disordine e confusione. Cosa c’è di più divertente ed interessante per gli alunni , se non vedere i loro stessi compagni, nella loro stessa scuola, studiare l’UDA sull’alimentazione o su un genere narrativo in modo del tutto nuovo, ma soprattutto piacevole? E così collego la mia Pen Drive alla Lim e faccio scorrere sullo schermo i filmati realizzati con i miei alunni: lo spot pubblicitario “Mangiare è bello… mangiare sano, è meglio”, il cortometraggio “Giallo in classe” con il relativo backstage delle fasi di lavoro.

Anche noi vogliamo studiare così!

La classe immediatamente si trasforma: quel caos iniziale lascia posto al silenzio più assoluto; i ragazzi, disposti nell’aula in maniera disordinata, man mano prendono posto ai propri banchi; l’attenzione è alta e gli alunni appaiono affascinati, stupiti e sorridono nel riconoscere i loro amici che, seppure appartenenti ad altre classi, sono comunque i loro compagni di scuola e, come spesso accade in un piccolo paese, compagni di squadra, di comitiva, di famiglia.
Finita la visione, chiedo loro cosa ne pensano, se hanno capito il significato e il messaggio dello spot, se il cortometraggio inventato dai ragazzi rispecchia le caratteristiche del genere giallo, quali termini specifici del genere sono stati riconosciuti, …. insomma ne esce una lezione fuori programma, che mai, in una classe non mia, avrei immaginato si attuasse. Mi accorgo non solo che anche i più “disturbati” nel comportamento si appassionano e partecipano, ma addirittura, un alunno “speciale” insofferente alle ultime ore di lezione e quindi autorizzato all’uscita anticipata, chiamato per l’arrivo del genitore, con lo zaino in spalla e giubbino al braccio, avanza di qualche passo per poi fermarsi a lato del banco senza mai distogliere lo sguardo dal video. Per ben due volte la collaboratrice lo esorta ad uscire, ma lui pur dicendo “Adesso vengo”, non si muove da lì. ..poi alla terza chiamata, piuttosto brusca , lui mi guarda con occhi supplichevoli ed io gli prometto che ci sarà un’altra occasione.
Non è inclusivo,quindi, soltanto lavorare per competenze, ma anche il solo far visionare un lavoro del genere crea inclusivitá.
Il resto della classe continua commentando positivamente l’ora trascorsa insieme, mi chiedono quando ritornerò da loro, ma soprattutto mi dicono: Anche noi vogliamo studiare così!
Quest’affermazione mi lascia sgomenta….Vogliamo studiare così!……….

Vera e propria didattica

Quindi gli stessi alunni hanno compreso che quei filmati non sono il frutto di un lavoro creato dall’insegnante , di un progetto realizzato per puro divertimento o come momento di aggregazione, ma si tratta di un nuovo modo di fare scuola attraverso attività che migliorano la crescita di alcune dimensioni relazionali, che facilitano l’acquisizione di nuove conoscenze ed abilità in modo divertente e coinvolgente e che fanno, quindi, maturare competenze, il tutto in un ambiente di apprendimento inclusivo e ricco di stimoli dove ogni alunno, in relazione alla sua condizione e alla sua manifesta difficoltà, trova la giusta risposta e contribuisce in modo attivo al raggiungimento del risultato.