Come rendere sempre autentici i compiti di realtà in classe col Counseling e la PNL.
Quando un abbraccio diventa meta-cognizione e la meta-cognizione programma.
Unità Di Apprendimento: L’inverno.
10/02/2017 di Simona Dalloca e Luciana Leonardi
Esperienza didattica multitasking[1]
nella scuola primaria.
Non appena l’abitudine a cercare fondamenti viene troncata
“e si impara ad assumere l’atteggiamento di ‘lasciar andare’,
allora la naturale caratteristica della mente di conoscere se stessa
e di riflettere sulla propria esperienza può finalmente emergere.”[2]
L’osservazione[3] del cambiamento delle stagioni si è concretizzata nel bisogno di costruire un cartellone[4] che testimoniasse la realtà che stavamo osservando: L’inverno[5]. Abbiamo cominciato col raccogliere le nostre fonti[6], immagini rappresentative della stagione. Si è passato così dall’osservazione delle foto che i bambini hanno trovato su riviste e via Internet alla verbalizzazione[7] delle domande chiave per una scrittura efficace, “La tecnica delle 5W” che deriva dalle iniziali Who, What, When, Where, Why, Chi, Cosa, Quando, Dove, Perché[8], anche se rispetto alle risposte relative al “perché” preferisco sempre il Come, che di solito mette a disposizione utili informazioni rispetto al perché, che fornisce invece ragioni, spiegazioni, giustificazioni e scuse.[9]
Abbiamo selezionato e organizzato le informazioni della fotografia di ognuno di loro, partendo dal rispondere solo alle domande Chi, Dove, Quando, elementi essenziali per la scrittura di una semplice DI-DA-SCA-LI-A[10], parolaccia che abbiamo più volte ripetuto insieme battendone il tempo delle sillabe con le mani e con i piedi.
Ad alcune domande, sulle foto prelevate da internet, non avevamo risposte, così abbiamo permesso all’immaginazione[11] di rispondere per noi in modo verosimile.
Al terzo incontro i bambini continuavano a portare foto che venivano apposte sul cartellone e andavano a riempire i loro quaderni[12] complete di didascalie, i soggetti però erano diventati loro stessi e le domande si erano magicamente calate nella viva realtà.
Alcuni non avevano ancora portato niente[13] i quaderni vuoti cominciavano a sentirsi mortificati, il cartellone privo del contributo di una parte del gruppo si corrucciava. Così, per permettere anche a questi alcuni di sentirsi parte dell’esperienza che stavamo vivendo, ho scattato delle foto in classe: DRAMMA!
Durante lo scatto della foto di gruppo una bimbetta piccina dietro ad una più alta ha paura di non essere vista e la sposta graffiandola. In modo misurato anche se sensibilmente artefatto l’infortunata si tiene la mano destra sul collo.
La piccolina scoppia in un pianto incontenibile.
Fermo relazionale[14] meta-cognitivo[15] sull’accaduto di tutto il gruppo classe[16].
Io: “Va bene che tu ti senta dispiaciuta per quello che è successo. Va bene anche che tu volessi essere vista”
Non riesco a proseguire che la bambina lesionata dice: “Si! Ma poteva chiedermelo”
Quella piccina in lacrime, rivolgendosi alla compagna: “Siamo di nuovo amiche?”
E si abbracciano.
Drammatizzo nuovamente l’accaduto e faccio mettere la piccolina dietro[17] la grande e le chiedo: “Cosa puoi fare per soddisfare il tuo bisogno senza ferire l’altro?”. Non riesco a terminare la domanda che lei si sposta per riuscire a vedermi mentre le sto parlando.
Io: “Brava! Puoi spostarti”
La rifaccio mettere nuovamente dietro la più grande.
Io: “Oppure?”
La piccola alla grande: “ Puoi spostarti che non ci vedo?”
Io: “Proprio così! Puoi chiedere o puoi spostarti tu”.
Le bimbe si abbracciano nuovamente, questa volta chiedo loro il permesso di poter fare una foto del loro abbraccio e me lo concedono.
Nell’incontro successivo porto le due foto per ognuno di loro.
Erano entusiasti di poter lavorare su quelle fotografie che li rappresentavano nel loro dove e quando.
Tutti, anche quelli che per qualche ragione non erano riusciti a portare del materiale, si sono sentiti partecipi del lavoro in corso e hanno potuto attaccare la foto del gruppo classe sul quaderno, rispondendo finalmente, almeno per una volta, alle tre domande che ci avevano impegnati nei tre incontri precedenti.
Quando mostro l’immagine dell’abbraccio[18], introduco le due domande mancanti:
Che cosa?- “ Si abbracciano”
Come mai (Perché)?- Racconto in breve del conflitto e delle soluzioni trovate per risolverlo[19], riflessione meta-cognitiva e proattiva dell’accaduto spostando il focus dal problema alle soluzioni[20].
Il tutto è finito sui quaderni di tutti[21]: la formulazione delle domande, le 5W, per una scrittura esauriente, efficace ed una vita di qualità[22] era terminata.
[1] Si riportarono in nota solo alcune delle competenze da raggiungere alla fine della terza classe della scuola primaria e delle definizioni prese dalle indicazioni nazionali a cui l’UDA ha dato risposta.
[2] Bateson, 1972.
[3] Competenze: Osservare e sperimentare sul campo
[4]Competenze: Intervenire, trasformare e produrre
[5]Competenze: Paesaggio
[6] Competenze: Uso delle fonti
[7]Competenze: Produzione Ascolto e parlato
[8]Competenze:Elementi di grammatica esplicita e riflessione sugli usi della lingua
[9] Robbins A., Come ottenere il meglio da se e dagli altri, Bompiani, Milano 2000, p.15,63,102,107
[10] Acquisizione ed espansione del lessico ricettivo e produttivo
[11] Competenze: Prevedere, immaginare e progettare
[12] Competenze:Orientamento
[13] Arrabbiarsi? Colpevolizzare i genitori assenti? O trovare soluzioni?
“Attuare interventi adeguati nei riguardi delle diversità, per fare in modo che non diventino disuguaglianze…
Lo studente è posto al centro dell’azione educativa in tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali, religiosi. In questa prospettiva, i docenti dovranno pensare e realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui astratti, ma per persone che vivono qui e ora, che sollevano precise domande esistenziali, che vanno alla ricerca di orizzonti di significato.”
[14] Perdita di tempo rispetto a ciò che si era programmato o arricchimento e spunto introduttivo di altre conoscenze?
“Obiettivi irrinunciabili dell’educazione alla cittadinanza sono la costruzione del senso di legalità e lo sviluppo di un’etica della responsabilità, che si realizzano nel dovere di scegliere e agire in modo consapevole e che implicano l’impegno a elaborare idee e a promuovere azioni finalizzate al miglioramento continuo del proprio contesto di vita…”
[15] “Promuovere la consapevolezza del proprio modo di apprendere, al fine di “imparare ad apprendere”.”
[16] Competenze: L’uomo i viventi e l’ambiente
[17] Competenze:Orientamento
[18] “La storia, come campo scientifico di studio, è la disciplina nella quale si imparano a conoscere e interpretare fatti, eventi e processi del passato. Le conoscenze del passato offrono metodi e saperi utili per comprendere e interpretare il presente.”
[19]“Particolare cura è necessario dedicare alla formazione della classe come gruppo, alla promozione dei legami cooperativi fra i suoi componenti, alla gestione degli inevitabili conflitti indotti dalla socializzazione.”
[20]“Le ricerca empirica più recente si è posta l’obiettivo di spostare il focus dagli esiti, …, ai processi del cambiamento.”da Alliance and dropout in family therapy for adolescents with behavior problems: individual and systemic effects. Robbins MS, Turner CW, Alexander JF, Perez GA. pp534-544
Le domande ci aiutano a fare tre cose : Spostare il focus dal problema, cambiando stato d’animo, alle nostre risorse alla ricerca di soluzioni.
[21] Competenze: Produzione scritta e orale
[22]Robbins A., Come ottenere il meglio da se e dagli altri, Bompiani, Milano 2000, p.15,63,102,107 “Per imitare l’eccellenza dovrete trasformarvi in detective, in investigatori, diventare un individuo che fa un sacco di domande eche segue tutte le tracce che portano a ciò che produce l’eccellenza…Si può ricostruire la sintassi mentale di chiunque, si può cioè aprire la combinazione della cassaforte della mente altrui e della propria pensando come un esperto di casseforti… Bisogna, per questo, cercare cose che prima non si sono viste, prestare orecchio ad altre mai prima udite, sentirne tattilmente di mai prima sentite, e porre le domande che prima non si sapevano rivolgere… Imparare a porre domande aiuta insieme a definire i propri obiettivi e a raggiungerli…Rivolgete domande specifiche. Dovete descrivere quel che volete, sia a voi stessi che agli altri… Con che tono, quanto a lungo, fino a che punto? Quando, dove, come, con chi?….”