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paolotransocchi@libero.it

Gli anni del liceo a Monteverde sono stati intensi, piacevoli come un frappé o un trancio di pizza rossa, pieni di stimoli ed emozioni sparse dal ‘68 al ‘72. Poi mi sono iscritto a Medicina alla Sapienza di Roma, più come opzione sociale e politica che per passione, certo non per interesse alla clinica. Infatti dopo sei anni ho preso la strada della prevenzione, come medico del lavoro: l’ambiente di lavoro, la nocività, le trattative tra consigli di fabbrica e datori di lavoro sono diventati il mio pane quotidiano.

Dopo alcuni anni di lavoro precario con una cooperativa, mentre svolgo il tirocinio ospedaliero al Forlanini e il servizio di guardia medica, faccio il militare come tenente medico all’Ospedale Militare di Caserta, nel 1980 appena dopo il terremoto. Nel 1981 entro in una ASL di Roma, al Servizio di Medicina del Lavoro, iniziando il mio percorso di dipendente pubblico, durato 35 anni.

Entusiasmo, passione, illusioni e disillusioni. Obiettivi raggiunti? La verifica che per ottenere risultati accettabili ogni progetto va pianificato seriamente, studiato nei particolari, ma in corso d’opera si deve essere capaci di adattarsi alle esigenze, anche impreviste, del contesto e dei colleghi. La conferma che ogni argomento deve essere studiato a fondo, l’approssimazione non paga, l’aggiornamento continuo è un indispensabile condimento del menù lavorativo. La consapevolezza che sempre lo stato attuale delle cose può essere cambiato e che il nostro impegno è l’elemento trainante; magari non nei tempi previsti, forse non nei modi che ci aspettavamo, ma le cose cambiano e a lungo andare per il meglio.

In questi 35 anni ho partecipato o diretto decine di progetti di risanamento ambientale, visitato migliaia di lavoratori e controllato centinaia di luoghi di lavoro. Ho vissuto sul campo il passaggio dalla “prevenzione oggettiva”, quella dei vecchi DPR degli anni ’50, alla “prevenzione soggettiva” arrivata sull’onda delle direttive europee con i Decreti 626 e 81. Proprio lo sforzo di applicare le nuove normative mi ha portato nel 2011 a fare la scelta di lasciare la medicina del lavoro, partendo da questa riflessione: perché nuove e migliori leggi non riescono a produrre rapidamente i cambiamenti attesi?

Ho scelto di affrontare i problemi, come si diceva una volta “… a monte”, passando alla Formazione, per cercare di sperimentare e applicare quelle tecniche e conoscenze sulla comunicazione che potessero migliorare l’efficacia delle buone norme, agendo sulle relazioni tra le parti in causa. Anche nella medicina del lavoro facevamo ovviamente esperienze di formazione, su tutte le figure e gli argomenti possibili, ma senza l’obiettivo di agire sulle “persone”.

Arrivato alla Formazione mi guardo intorno e mi rendo conto che occorrono dei contributi esterni. Cerco in rete e dopo un po’ trovo il corso di Perfezionamento “Comunicazione e relazioni interpersonali”, presso l’Università di Siena – Arezzo, al quale mi iscrivo nel 2012. L’esperienza è oltre ogni mia aspettativa, l’impostazione olistica del progetto Co.R.E.M., di unificazione tra corpo, razionalità, emozioni e mente, affronta e comincia a dare risposte alle mie domande, sia professionali che personali. L’anno dopo proseguo l’esperienza, con il Master biennale in “Counseling e Formazione Relazionale”, un laboratorio umano attraverso il quale si sono avviati quei mutamenti interiori e cognitivi che a gennaio 2015 mi hanno portato ad essere Counselor e Formatore Relazionale.

Si apre un’altra partita: relazioni professionali con i clienti; conduzione di iniziative formative a marcata componente esperienziale; aggiornamento con corsi e convegni distribuiti in tutta la galassia culturale dell’inter- e intra-personale. Con il pensionamento dalla ASL, arrivato il primo gennaio 2017, posso dire che ci sono le potenzialità per fare ancora nuove e felici scoperte.

Professionista impeccabile e puntuale, amico presente e generoso, capace di regalare le sue esperienze, arricchendo la mappa del mondo degli altri e soprattutto la mia. Grazie.