La libertà del passato

Il sintomo, come significato di un desiderio di comprensione e risignificazione transgenerazionale.

11/03/2017 di Michela Dalloca

Il sintomo e non la malattia, nella mia prospettiva, ci informa degli agenti multipli che hanno influenzato e influenzano la salute di coloro che manifestandoli esprimono il loro malessere.

Ognuno di noi è potatore di uno stile, un atteggiamento che manifesta tutto il suo universo nel come affronta la vita di tutti i giorni.

La storia familiare nel suo contesto sociale, gioca una ripetizione attraverso le nostre convinzioni.

I nostri atteggiamenti riflettono modelli di lealtà familiari in cui il sintomo è incaricato di essere il portavoce di una richiesta di attenzione multipla, sia per noi stessi, sia come atto simbolico familiare, biologico ed epigenetico.

Il sintomo non è solo mio è anche un registro delle esigenze, delle incomprensioni dei nostri genitori e nonni, capire come si manifesta il disagio , ci disvela  come si registra la nostra storia personale  e ci aiuta a comprendere da dove vengono le nostre azioni e a decidere dove e come vogliamo camminare nel nostro paesaggio interiore ed esteriore, ci offre dunque un’ opportunità di cambiamento.

Essere parte di un libro come soggetti capaci di rinnovarlo, ci permette di sentire gratitudine per la vita, perché siamo coinvolti nello sviluppo di atti creativi che sono stati crittografati, come aggregazioni di situazioni emergenti, tra cui, dove vogliamo andare e come vogliamo essere.

La nostra anima,  quando ci allontaniamo da lei, manifesta con sintomi tutta la sua sofferenza gridando nel suo linguaggio simbolico che ne diventa informatore e portavoce.

L’incontro terapeutico transgenerazionale, prendendo coscienza della biografia familiare, si concretizza facilitando la comprensione delle nostre emozioni congelate e ci permette di diventare consapevoli delle nostre vicende personali che si traducono in biologia.

Da questo punto di vista, la malattia è vista come una risposta che ci guida nella sceneggiatura della nostra marmellata di storia, per promuovere nuove informazioni e riprogettare, rigenerare, co-creare nuove idee, nuove risposte emotive più integrate che sono frutto di scelte e non obblighi a ripetere.

La capacità di perdonarsi e di perdonare, implementa la nostra intelligenza emotiva donandoci un nuovo stato dell’essere.

Rispettando lo stile di ogni persona,  il potere riflettente e riflessivo di ogni incontro terapeutico permette uno scambio reciproco di informazioni che viene trasferito come empowerment, in un continuum che si rinnova nel suo svolgersi e si traduce nel potenziare le nostre risorse di auto-guarigione.

Prestare attenzione e ascolto attivo alle informazioni che emergono dalla narrazione e facilitare la cooperazione, con l’aiuto di varie tecniche di intervento, permette di rieditare generativamente la nostra sceneggiatura di vita in un desiderio che si assuma la libertà di essere il nostro.