Covid-19: Siamo tutti sulla stessa barca di Simona Dalloca

21/04/2020 Considerazioni: formare alla coscienza, Intelligenza Emotiva, fra Goleman, Wenders, Silberlinge e Papa Francesco.

La lettura dell’articolo della Romiti “Totem e Tabù attuato al Covid-19: considerazioni in chiave psicoanalitica” mi ha indotto a riflettere sul suo concetto di equilibrio: “per far si che un popolo e una società funzionino è necessaria una condivisione di credenze o obiettivi comuni, tali da mantenerli in equilibrio e da evitare che il sistema collassi”.

Tanto ben espressa anche nell’epilogo del “Il cielo sopra a berlino”, un film del 1987, per la Regia di Wim Wenders, che termina con un’altra delle massime più popolari riletta oggi ad esorcizzare questo periodo dettato dalla paura del Covid: “Siamo tutti sulla stessa barca”.

Premesse

Non a caso, massime, proverbi, motti, sono sinonimi nella nostra lingua di norme, precetti, regole, della nascita cioè di quei Totem che con l’insorgere di una morale, alla quale ambire come ricerca della perfezione di Dio in noi, predispongono ad una organizzazione sociale volta alla soddisfazione dei bisogni di ciascuno (Maslow), che solo una comunità è in grado di soddisfare pienamente ed efficacemente. Ma la soddisfazione di tali bisogni (sicurezza, amore, stima, autorealizzazione) è necessariamente conquistata nella relazione con l’altro, nel quale ci specchiamo per riconoscerci. Allora diventa essenziale reprimere quegli istinti animali primordiali ed egoistici tipici del cervello rettile descritto da MacLean[1], che seppur capaci di salvarci la vita in situazioni di pericolo o di conservare la specie abbattendo tabù a cui Freud ha dato dei nomi e che nel mondo animale semplicemente non esistono, non permettono la realizzazione dell’obiettivo per il quale l’organizzazione stessa si era creata e per la quale tendeva ad un equilibrio omeostatico che la rendeva funzionale e funzionante. La Romiti espone in modo incisivo questo concetto, citando il cortometraggio Balance, che in sintesi racconta che quando questi istinti prendono il sopravvento, il tanto agognato oggetto del desiderio, la scatola rossa musicale, non potrà essere conquistata da nessuno dei membri dell’organizzazione, che quello si erano posto come obiettivo, neanche da colui che, cedendo alla sua parte aggressiva, l’organizzazione l’ha distrutta restandone l’unico esemplare.


[1] Paul Donald MacLean, medico statunitense specializzato nelle neuroscienze, ha elaborato la Triune Brain, modello di struttura e dell’evoluzione dell’encefalo (1 maggio 1913 – 26 dicembre 2007).

Totem, Tabù e scelte coscienti ai tempi del Covid 19

Nel corso della storia dell’uomo dunque certe regole, agli arbori generate perlopiù dalle religioni di appartenenza dei popoli, specifiche per essi nei contesti spazio temporali che le avevano prodotte, hanno generato Tabù funzionali al mantenimento di tale equilibrio e ai privilegi che essi garantiscono alla comunità tutta, rispetto agli istinti primordiali di ciascuno.

Tali tabù ci hanno abitato, quasi fossero scritti nei nostri geni, facendoci perdere il ricordo della loro nascita e diventando incoscienti, formando così quella parte della nostra identità comune con gli altri uomini, che oggi, con la globalizzazione sempre più condivisa, è riconoscibile appunto in ciò che chiamiamo identità di massa.

Oggi, ai tempi del Covid-19, dove gli spazi e i tempi nella contingenza si sono compressi virtualmente per tutti e non solo per gli “innovatori” che li navigano da anni, tentando di abbattere stereotipi e pregiudizi ad essi connessi, assistiamo dunque alla nascita e alla caduta di nuovi e vecchi tabù, senza che questi abbiano il tempo di perdersi alla nostra coscienza e venire ritualizzati in Totem, che superino l’ambivalenza dei conflitti di cui per la loro stessa natura sono portatori.   Un esempio su tutti: mentre solo poche settimane fa ci veniva chiesto di firmare una petizione contro un decreto datato 23/12/2019 che disponeva, fra l’altro, che alcune classi di laurea potessero essere erogate solo in presenza, oggi la didattica a distanza (DAD) è l’unica possibile in ambito formativo globale.

Se è vero dunque che un Tabù, come sostiene Freud, comprende un oggetto di divieto fortemente desiderato che allo stesso tempo è anche soggetto ad una repulsione totale, allora vuol dire che porta con sé un’ambivalenza emotiva che in questo momento storico non ha più il tempo di venire ritualizzata in un Totem, che garantisca inconsciamente la repressione del desiderio con un’ ingiunzione genitoriale, la quale comunque, anche in tempi non sospetti, non era sufficiente a garantire che certi fatti di cronaca a cui abbiamo assistito, non avvenissero.  Oggi: “Coronavirus: ‘Beccati’ in giro 32 positivi”[1], diventa ancor più urgente, come sostiene Goleman in Intelligenza Emotiva, imparare a gestirla tale ambivalenza e “Dio non voglia, perfino con un po’ di umorismo[2], come rinforza Patch Adams, uno che di comunicazione efficace e di PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia) ha fatto il suo stile di vita.


[1] https://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2020/04/10/coronavirus-controlli-raffica-positivi-beccati-giro_RtWhPC1uY98H7k640JkMPO.html

[2] Dal memorabile discorso agli studenti di R. Williams nel film “Patch Adams”, 1998, diretto da Tom Shadyac.

Presa di coscienza e umorismo negli adolescenti

Un gruppo di adolescenti in un video-scherzo ai genitori, “A Pasquetta esco con gli amici”, condiviso sui social in questa Pasqua 2020, sembra averlo compreso.

Di fronte a questa emergenza siamo dunque tutti adolescenti in lotta contro l’ordine costituito per un cambiamento “ecologico” del sistema, il  quale fronteggiando la paura del virus, garantisca un nuovo equilibrio funzionale per tutta l’umanità, con nuove regole che ci traghettino verso l’adultità emotiva, responsabile delle proprie scelte e consapevole che anche un solo elemento del sistema ne può determinare il cambiamento, che ben si può dire epistemologico come sosteneva Bateson[1], sia in senso positivo che negativo:  “Coronavirus in Italia, ‘Paziente zero’. Da allora si è assistito ad un’escalation della diffusione dell’infezione”[2]


[1] “Se un individuo provoca o subisce un cambiamento in premesse che siano profondamente incorporate nella sua mente, egli si accorgerà di certo che le conseguenze del cambiamento si ramificano in tutto il suo universo. Possiamo ben chiamare “epistemologici” tali cambiamenti. “Verso un’ecologia della mente” Gregory Bateson, [1972], Adelphi, Milano, 1989. Pag.161

[2] https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2020/03/20/coronavirus_6156a94c-f8aa-48df-9f26-973f00005b8a.html

L’azione cosciente in Gurdjieff

La Romiti conclude infatti il suo articolo auspicando quel salto qualitativo che porti alla coscienza il conflitto intrinseco tra “l’essere e non essere” di natura Shakespeariana. Parafrasando la metafora di Gurdjieff[1]: questa, la nostra, non è più l’ora in cui il padrone Coscienza, nella carrozza, può dormire confidando che il cocchiere, cervello limbico e custode di Totem consolidati, conosca la strada e sappia da solo frenare i cavalli delle emozioni ambivalenti. Questa è l’ora di stare svegli e di scegliere attimo per attimo la direzione che si vuole seguire per un io che contiene un tutti.


[1]  Georges Ivanovič Gurdjieff è stato un filosofo, scrittore, mistico e musicista maestro di danze, di origine greco-armena.

Formare alla coscienza, Intelligenza Emotiva, fra Goleman, Wenders, Silberlinge e Papa Francesco.

Oggi più che mai nasce l’esigenza di una formazione all’Intelligenza emotiva personale, sociale e nei social, per non agganciare quei sequestri emozionali, “secche di passioni senza freni e impulsi burrascosi”, che ci impediscono di scegliere e in cui anche “Le persone più brillanti possono incagliarsi e… rivelarsi nocchieri spaventosamente incapaci nei flutti della loro vita”[1].

Il monito con cui si conclude il film di Wenders, che può sembrare dunque un’ingiunzione spaventosa, in cui si ricorda all’uomo di “agire bene” se non si vuole incorrere nel castigo divino, soprattutto nel paraverbale in cui è espresso e ancor più dal suo doppiatore italiano, contiene in esso, più esplicito, riespresso da papa Francesco “Siamo sulla stessa barca”, davanti a una piazza San Pietro vuota, quell’empatia che Goleman dice si possa imparare ad implementare e che la scienza sostiene presente in ognuno di noi, grazie alla presenza di neuroni specchio che si attivano al sentire dell’altro.


[1] “Intelligenza Emotiva”, Daniel Goleman, Rizzoli, Milano 1996. Pag 28

Empatia che sempre nell’epilogo del film viene espressa ricordandoci che seppur non possiamo dire di essere stati insieme ad un altro essere umano, possiamo invece comprendere “l’io sono insieme!” di un centro di coscienza che sceglie costantemente tra ogni opportunità, dialogando efficacemente con i propri sé.

E ancora che ci permette di intuire che oggi come ieri “E’ successo qualcosa che continua a succedere”.

Dunque siamo giunti forse a quel salto quantico in cui l’umanità tutta deve diventare adulta e generare un nuovo equilibrio flessibile e responsabile delle scelte di ognuno, solo così potremmo creare la nostra nuova “immagine immortale, comune”, quella in cui avremmo scelto di vivere e che ci accompagnerà fino alla morte.

Queste scelte ci obbligheranno ad un costante dialogo con noi stessi, poiché nessun nostro istinto, percepito dapprima dagli organi di senso, avrà una risposta preconfezionata che possa bypassare le nostre scelte corticali, e allora anche noi potremmo dire: “Io ora so ciò che nessun angelo sa”. Perché nessun angelo sa quanto costa agli esseri umani, essere umani, quanto sia al tempo stesso estenuante e gratificante gestire tutte quelle pulsioni che però ci permettono di godere della gioia dei nostri sensi.

Concludo citando un altro film  del 1998, City of Angels diretto da Silberling e liberamente ispirato a Wenders, dove Nicolas Cage, angelo reincarnato,  interpreta la battuta finale del film commuovendosi e commuovendoci: “Avrei preferito avere un solo respiro dei suoi capelli, un solo bacio dalla sua bocca, un solo tocco della sua mano, che stare un’eternità senza”.