Coesione sociale e prevenzione del disagio giovanile: proposte educative-didattiche.
05/01/2019 del Gruppo di lavoro, Istituto Duca di Buonvicino.
Il contesto.
Disgregazione e disordine sociale, emarginazione ed alto tasso di criminalità sono alcune delle caratteristiche del contesto sociale nel quale la nostra scuola opera .
Perdita progressiva d’identità, omologazione di valori, disfunzionale sviluppo della socialità e mancato rispetto delle regole, le conseguenze.
Ad aggravare la situazione ,la mancanza di centri di aggregazione.
Oltre il bar, il circolo ricreativo sotto casa spesso assai poco.
Quanto ai bisogni dell’ utenza scolastica i riscontri effettuati hanno evidenziato generici bisogni di formazione culturale e specifica richiesta di inserimento nel mondo del lavoro. I ragazzi del nostro Istituto appaiono cioè spinti da motivazioni pratiche e dall’esigenza di trovare lavoro con il diploma. Essi provengono infatti prevalentemente da famiglie che scelgono per i figli e con i figli una scuola che ritengono in grado di offrire loro una adeguata preparazione professionale. In questo contesto il lavoro del docente è spesso difficile perché la sua realtà in/formativa è non di rado fuori dalla logica degli alunni che non vedono più nella scuola il mezzo per inserirsi “dignitosamente “ nella società, anche perché i modelli educativi a loro più vicini hanno raggiunto posizioni economicamente rilevanti muovendosi nella massima indifferenza, se non nel disprezzo, dei più elementari valori della società civile.
La scuola resta sempre più sola a tentare la difficile funzione di educazione e compensazione delle carenze affettive e culturale dell’adolescente.
Da qui l’esigenza di cercare nuove strade.
Gli allievi
Nei quartieri-Stato di Napoli dove proliferano le gang metropolitane guidate da giovani e giovanissimi , gli adolescenti fin dall’infanzia hanno smesso da tempo di credere all’utopia della legalità e della giustizia sociale.
Un progetto di educazione sugli adolescenti in tal senso parte già in ritardo, perché opera su persone in parte già formate e permeate dei contesti di provenienza.
Ragazzi magari, come spesso avviene, che sono già inciampati nelle maglie della giustizia .
La sfida è proporre a ragazzi in overdose di realtà l’utopia del sogno possibile attraverso la forza della bellezza declinata in ogni sua possibile espressione .
Occorre proporre esempi positivi di quanti, appartenenti al loro stesso contesto sociale hanno saputo trasformare lo svantaggio sociale in grinta, la rabbia in energia vitale, il disvalore in valore aggiunto.
Esempi che ai loro occhi suonino credibile integrazione e conferma alle nostre parole.
È questa la vera sfida da lanciare per evitare che la scuola continui a fallire proprio con quegli alunni che ne hanno più bisogno diventando ,per dirla con don Milani,” un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.
Modalità di approccio ed interventi
Del tutto mutata appare dunque la funzione del docente che non dovrà limitarsi a travasare asetticamente contenuti da un “recipiente” all’altro ma potrà divenire contributo prezioso alla formazione dell’adolescente attraverso una progressiva consapevolezza di sé, del proprio vissuto e delle proprie emozioni.
Molto spesso infatti dietro l’insuccesso formativo, il disagio scolastico, la rabbia e l’aggressività che i nostri ragazzi esibiscono a muso duro si nasconde la mancanza di un’ efficace educazione emotiva che, se non affrontata, renderà il fragile adolescente di oggi l’adulto violento di domani.
Compito del docente e della scuola dovrebbe essere dunque quello di educare i propri allievi ad arricchire il proprio vocabolario emotivo sperimentando l’empatia come soluzione alternativa alla rabbia e all’aggressività .
A dimostrazione che le emozioni non solo non costituiscono una zavorra ma sono al contrario un patrimonio prezioso ed ineludibile per tutti, maschi e femmine.
Soprattutto nelle periferie dove al mito consumistico si aggiunge la seduzione del modello camorristico con la sua cultura della crudeltà ,della forza, dei suoi soldi facili, del lusso, della bella vita.
Proposte educativo-didattiche per la prevenzione del disagio.
Unità 1 : Per una vita serena e appagante, non si può non comunicare.
Mesi di ottobre e novembre, classi prime
Obiettivi:
L’ esperienza insegna che ,per creare le premesse di un dialogo educativo efficace ,è necessario partire proprio dalla comunicazione come primo modulo sotteso al perseguimento di obiettivi sia educativi che didattici.
Spesso, infatti quando arrivano in classe, le modalità relazionali degli allievi ,verbali e non , sono a tal punto mal modulate da non capire perché quegli stessi codici a loro consentiti senza censura alcuna in casa o in strada, a scuola sono invece considerati reprensibili e come tali puniti .
Da non capire spesso il senso dei rapporti disciplinari semplicemente perché a scuola si limitano a utilizzare il linguaggio verbale e gli schemi relazionali ai quali sono stati abituati .
Si tratta evidentemente perciò di rimodulare le loro mappe interne correggendo comportamenti e modalità disfunzionali, aggressive e violente.
Sostituendo l’empatia alla rabbia, il rispetto dell’altro alla sopraffazione, le regole della vita associata a quelle della strada.
Un lessico corretto, pur senza ricercatezza, alle parolacce .
Cosi che via via comprendano che esistono contesti, registri e destinatari diversi e che fra loro vanno armonizzati sapientemente se non si vuol incorrere nel richiamo disciplinare .
Che possono esserci silenzi pieni e dialoghi vuoti.
E che la maggior parte dei problemi tra pari, a scuola e in famiglia avvengono perché si innalzano muri piuttosto che ponti nelle relazioni.
Muri che vanno abbattuti.
Modalità operativa:
si ipotizza, sulla scorta di esperienze già avviate negli anni passati ,di dedicare un’ora settimanale del tempo scuola a un laboratorio sulla comunicazione che può rivelarsi prezioso all’acquisizione di modalità comunicative congrue, positive, funzionali ,potenzianti.
Il percorso prevede una parte teorica e una parte esperienziale.
Nella prima gli allievi apprenderanno gli elementi essenziali della comunicazione, l’ importanza del corretto utilizzo del registro in funzione del contesto e del destinatario, l’importanza del non verbale nel colloquio di lavoro.
Saranno guidati via via a familiarizzare con le emozioni (paura, tristezza e soprattutto rabbia) nella cui gestione hanno mostrato maggiori criticità imparando a dialogare con esse e a canalizzarle in modo via via più sano attraverso una condivisione di esperienze che gioveranno ad accrescere la coesione interna della classe.
Nella seconda applicheranno quanto appreso in situazioni operative in vista delle future scelte professionali ma anche ogni qualvolta si porrà la necessità di risoluzione di un problema afferente alla sfera relazionale che sarà affrontato tutti insieme in circle time sotto la guida del docente .
Risultati attesi:
i risultati, anche in termine di ricaduta sull’andamento didattico disciplinare si riveleranno produttivi tenuto conto che educheranno gli alunni al confronto circolare del pensiero, all’ascolto attivo e all’empowerment.
Docente insieme ad allievi, ciascuno nella specificità del suo ruolo, verso un obiettivo condiviso.
Unità 2: Vandalismo a scuola: dalla distruzione alla ripar/azione, dalla ripar/azione alla cre/azione.
Amore. Il fonema “am” veniva sempre usato come radice per costruire lemmi che avessero nel loro significato l’accezione di energia e di forza propulsiva. Focalizzare l’azione proattivamente ci educa ad amare.
Premessa.
Questo percorso educativo nasce dalla riflessione su un trascorso, censurabile episodio di furto di cui i nostri allievi si resero responsabili in occasione di una gita scolastica.
Più che essere ascritti ad uno stato di reale bisogno o di necessità casi come questi sono motivati da un inquietante senso di vuoto e di valori che porta molti adolescenti ad utilizzare qualunque mezzo, lecito ma soprattutto illecito, per “vivacizzare” una vita piatta e priva di stimoli o mordenti che esulino da una televisione di bassa qualità, dai videogiochi e da abiti e accessori griffati.
Ad aggravare il quadro una carica di rabbia, di aggressività, di insofferenza inespresse che sfociano spesso in espressioni che vanno dal danneggiamento delle suppellettili e dall’imbrattamento delle pareti delle aule alle intemperanze comportamentali e relazionali più gravi verso pari e docenti.
Gesti che tradiscono un’intenzione comune, un atteggiamento diffuso.
L’odio verso la scuola vissuta come luogo di reclusione, di coercizione, dove subire regole, tempi, spazi che si avvertono come estranei al proprio mondo interiore.
La provocazione come linguaggio, quindi.
Come unica forma di comunicazione, seppur deviata.
Proposte operative.
Si ritiene che l’intervento repressivo,pur doveroso e necessario, non sortisca tuttavia da solo alcun effetto duraturo e produttivo poiché tali gesti provengono nella maggior parte dei casi da allievi che utilizzano la scuola esclusivamente come palestra per l’esercizio di piccoli crimini nell’attesa di “essere promossi” alla vita della strada con le sue leggi e le sue regole non codificate .
Allievi per i quali sospensioni e provvedimenti disciplinari non sono onte da cancellare ma medaglie al valore, blasoni di nobiltà da ostentare con orgoglio in perfetto abbinamento con l’ultimo modello di iPhone.
Conferma del loro trionfo e del fallimento del docente.
Quale strada dunque intraprendere?
Quella a nostro avviso che attraversa le loro modalità comunicative, il loro mondo interiore, il loro linguaggio, la sfera delle loro emozioni.
Emozioni da alfabetizzare per poterle riconoscere.
Sulle quali lavorare per poterle gestire e controllare .
Per trasformare l’odio in energia .
La rabbia in creazione.
Il vuoto e l’assenza in un arcobaleno di colori.
L’aula e l’edificio scolastico in un luogo da rispettare perché realizzato a propria immagine e somiglianza.
Scelto, fortemente voluto, frutto del lavoro di tutti. Promossi e bocciati, ricchi e poveri, diligenti e negligenti.
Come procedere?
La proposta è di affiancare al momento punitivo e di risarcimento monetario per il danno morale e materiale arrecato, un momento di riflessione articolato in due fasi:
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Ripar/azione.
Operativamente i ragazzi che hanno contribuito ad imbruttire ed imbrattare con comportamenti gravi e censurabili il buon nome dell’istituto potranno ,come da loro stessi in alcuni casi richiesto ,provvedere ad imbiancare le pareti delle proprie aule al di fuori del tempo scuola.
Si ritiene infatti che un lavoro di cui essi stessi possano godere i frutti sia più produttivo di ricaduta rispetto ad una punizione inutilmente umiliante e mortificante e non tanto perché quest’ultima non sarebbe giusta quanto perché potrebbe subire un effetto esattamente contrario in relazione alla tipologia degli allievi destinatari del provvedimento sanzionatorio dei quali finirebbe per esasperare l’aggressività.
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Cre/azione.
Dopo aver imbiancato le aule si attiveranno laboratori artistico -creativi cui parteciperanno gruppi classe che ,in orario pomeridiano sotto la guida di un esperto e il controllo di un docente tutor, realizzeranno su una delle pareti precedentemente imbiancate (magari in palestra ) un murales che della classe rappresenti la sintesi del tutto nel rispetto delle singole unità.
Collaborazioni con il territorio.
È notizia di qualche giorno fa che il comune di Napoli ,grazie all’ assessore alle politiche sociali
Roberta Gaeta, utilizzerà fondi europei per progetti di Street Art che prevedono la realizzazione di numerosissime opere pittoriche su facciate di palazzi legate a progetti educativi. La rabbia potrebbe perciò addirittura esprimersi, con le dovute autorizzazioni comunali, in una sorta di street art militante che accresca la coscienza individuale e collettiva e trasmetta valori positivi e messaggi di resilienza.
Tra le possibili personalità da rappresentare: Martin Luther King, Malcolm, Sandro Pertini, Pasolini.
Metamodello dei tutor.
Ad accrescere il senso di questa esperienza sarebbe il contributo umano dei tutor che nelle nostre intenzioni dovrebbero essere opportunamente selezionati in modo tale da testimoniare in maniera credibile con le loro storie che nonostante gli errori ci si può rialzare, che non c’è spazio vuoto che non si possa riempire , che non c’è macchia che non possa essere sbiancata con la forza della volontà.
Tale percorso si articolerebbe in perfetta e fluida continuità di intenti coi progetti Periferie e immigrazione, Scuola di Comunità e le restanti imminenti iniziative (Germogli di Riace) previste dal nostro istituto a contrasto del disagio, per l’inclusione e la cittadinanza attiva.
Annotazione:
In relazione al punto 2 si propongono come tutor Salvatore Iodice, poeta del riciclo creativo dei rifiuti, già conosciuto dai nostri ragazzi per aver animato il laboratorio artistico per Scuola al centro e i Gridas, (gruppo risveglio dal sonno, con riferimento alla frase di una delle incisioni della “quinta del sordo” di Francisco Goya: “el sueño de la razon produce monstros), associazione culturale senza scopo di lucro fondata nel 1981 con l’intento di mettere le proprie capacità artistiche, culturali al servizio della gente comune per stimolare un risveglio delle coscienze e una partecipazione attiva alla crescita della società.
Promuove dal 1983 a Scampìa il carnevale di quartiere su temi di attualità e laboratori per il recupero della manualità oltre che iniziative culturali e cineforum gratuiti alternativi. Famosi e maestri per l’arte di strada dei graffiti.
Si può ipotizzare un evento conclusivo aperto al territorio che oltre a genitori e alunni preveda la presenza di :
Ivo Poggiani, presidente della terza municipalità, da sempre impegnato nella lotta contro la criminalità;
le figlie di Antonio Vairo, vittima innocente della criminalità;
Geppino Fiorenza ,presidente del comitato scientificodi Polis;
Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito, presidente Associazione Ciro Vive;
Marina Guida, nata a Scampia, critico militante, curatore indipendente, redattore free lance, collaboratrice con diverse riviste d’arte contemporanea e periodici d’arte e cultura.
Risultati attesi.
Nelle nostre intenzioni tale percorso potrà, se ben realizzato:
- contribuire alla crescita personale e collettiva dei ragazzi coinvolti ;
- favorire l’acquisizione di regole condivise perché fatte proprie con l’empatia e l’operatività;
- facilitare l’interazione di tutti gli elementi della comunità scolastica: preside, allievi , docenti, collaboratori scolastici. Ciascuno in funzione del proprio ruolo e delle proprie peculiarità;
- evitare relazioni disfunzionali tra pari perché sarà un momento in cui tutti potranno esprimere se stessi in un lavoro che sarà ad un tempo individuale e collettivo.
Napoli, 30 novembre 2018
Gruppo di lavoro:
ARRIGHI MARIA ROSARIA, AVATI ROBERTA , BRUNI CONSIGLIA, CAPUANO ASSUNTA, CASCONE MARIA ROSARIA , DIANA MARIA, CAVALIERE MARIA, ELEFANTE PIERO, FEDERICO LOREDANA, GILARDI ASSUNTA, MASILLO MARIA, MOCCIA PATRIZIA, MONTELLA PIERINA, MUSELLA GENNARO, PAGANO MARIA ROSARIA, PALADINO MARIA, PULELLA MARIA PAOLA, SANTORO MARINA, SENTO SABRINA SEPE ANNABELLA
Coordinatrice del gruppo: Biancamaria Zarone
Tutor U.F.: Antonio Giuseppe Renis